L’ultima provocazione di Benetton: campagna sociale o sfruttamento?

Set 20, 2012/ 5 Comments / in Marketing, News / by Alessandro Santambrogio

Daniela Zannoni Settembre 21, 2012 at 10:53 am

Ogni volta che vedo campagne e concorsi dove ti chiedono di presentare progetti, o idee, per premiarne i migliori, mi viene naturale pensare che stanno solamente cercando di ricevere idee e progetti da sviluppare poi a proprio uso e consumo ed in maniera quasi gratuita. Di sicuro anche in questo caso nel regolamento ci sarà la clausola secondo la quale tutti i diritti sui progetti presentati, anche se non vincenti, vengono acquisiti dagli organizzatori.
Cosa gli costerebbe pagare menti che sviluppino così tante idee quante saranno le adesioni che riceveranno?
Benetton intanto rafforza con un brand rassicurante tutta l’iniziativa, e si fa la sua bella pubblicità.
Non so, io la vedo così. Con 5mila euro non ci fai niente, ma niente, perfino i contributi delle Camere di Commercio per nuove aziende sono più cospiqui!

Giovanna Tinunin Settembre 21, 2012 at 11:10 am

Ultimamente, sto seguendo da vicino il tema degli incubatori, avendo lavorato alla progettazione e partenza di FAB!, un incubatore per lo sviluppo sociale che si rivolge espressamente a persone disoccupate o in forte condizione di instabilità lavorativa. Al lancio e poi durante l’Open Day ne ho incontrate diverse e ho parlato a lungo con molte di loro. La voglia di veder realizzata un’idea che possa aiutare loro a ritrovare una dimensione produttiva era pari solo al desiderio di far qualcosa per le comunità e i territori in cui vivono. Nonostante l’entusiasmo, ho percepito in maniera molto forte quella che è ovviamente la preoccupazione per la loro condizione, perché trovarsi al di fuori del mercato del lavoro o viverci dentro quasi come clandestini, con contratti svilenti o che tutelano poco, è una cosa che ti logora e ti lavora dentro, soprattutto perché va a intaccare la dignità della persona. Trovo che il problema non sia tanto il lanciare una campagna pubblicitaria (perché è solo di questo che si tratta, se la sproporzione fra investimento sulle persone e investimento sulla campagna è quella che citi nel post) facendo appello a questi temi, ma far leva sull’insicurezza profonda in cui si possono trovare le persone a cui è rivolta l’iniziativa. I 5.000 non hanno poi bisogno di commenti…

Stefania Boleso Settembre 21, 2012 at 2:56 pm

E’ la seconda volta che mi ritrovo a scrivere di Benetton e delle sue campagne di comunicazione
http://www.stefaniaboleso.com/benetton-e-il-disoccupato-dellanno-2/
e il mio pensiero è molto simile al tuo: pura comunicazione.
Solo che le tue riflessioni sono espresse in maniera più articolata 🙂

alesantambrogio Settembre 21, 2012 at 4:40 pm

Grazie a tutti per i commenti.
Devo dire che le mie perplessità nascono anche dall’esperienza diretta. Seguo da ormai due anni una Fondazione di Impresa che promuove concorsi per idee nel settore dell’Innovazione Sociale e vedo non solo il loro lavoro ma anche quello di molte altre Fondazioni. In nessun caso la sproporzione tra budget allocato per la Mission sociale e quello per la comunicazione è così elevato.
Credo che nemmeno Telecom, che sostiene pesantemente Working Capital, superi con il budget di comunicazione quello stanziato per lo sviluppo dei progetti.
Per il mio cliente usiamo molto il digital per far circolare i progetti e aggregare e fare sviluppare costantemente la community e vedo che quasi tutte le altre Fondazioni lavorano in questo modo, focalizzando gli investimenti sulle attività. La pubblicità è un lusso 🙂

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